La vita a volte si incastra in strettoie, inciampa in ostacoli, e rallenta, si ferma quasi.

Il mediatore non interviene quando il tempo scorre normalmente, ma si occupa del tempo della crisi, quando le vite sembrano essersi incagliate: le accoglie e le aiuta a liberarsi dalle mura tirate su negli anni, mattone dopo mattone; le aiuta a disincagliarsi dagli ostacoli che ostruiscono il cammino e a disinnescare le trappole che, anche in maniera inconsapevole, sono disseminate intorno.

Anche perché spesso quegli ostacoli e quelle trappole fanno inciampare figli, parenti, amici, e se non si eliminano davvero, si passerà la vita a costruirne di nuove.

Quando si superano questi meccanismi, si ricomincia a vivere e a guardare al futuro, si ritorna protagonisti delle proprie vite.

Il mediatore si occupa di questo: di vite che si sono fermate – cristallizzate in eventi passati –, e che poi ricominciano. Il suo ruolo è soffiare sul cambiamento, ridare alle parti fiducia nel futuro, invocare lo spirito del teatro perché torni ad animare i protagonisti e si ricominci a scrivere il copione della vita. Perché la vita è teatro. E se stiamo vivendo nel passato o in un presente che è una gabbia, la vita si ferma e con lei il teatro.

Questo blog inizialmente si chiamava “Storie di un Mediattore”, poi l’aneddoto che raccontava la nascita del nomignolo si è allontanato nel tempo, tanto da rendere difficile capire cosa significasse.

“Mediattore” però resta una definizione meravigliosa per il mio lavoro perché teatro e mediazione sono fortemente connessi, significano entrambi cambiamento, e portano entrambi vita!

Nella stanza di mediazione entra moltissima vita e il mediatore ha un suo preciso ruolo: non è il protagonista, ma un suggeritore; è colui che aiuta a vedere e togliere le maschere, perché siamo tutti pieni di sfaccettature e il ruolo che assegniamo all’altro è solo una piccola parte di ciò che è davvero quella persona.

Il mediatore è il custode dello spirito del teatro: in silenzio ascolta, riconosce i ruoli, le maschere, i sentimenti, e a voce bassa sussurra il giusto nome, permettendo anche alle parti di riconoscerli.

Negli ultimi anni ho avuto la fortuna di partecipare ad alcuni laboratori teatrali. E so, per esperienza, che il teatro – con i suoi personaggi, i ruoli e ciò che evocano dentro di noi –, attinge a risorse inesplorate del nostro sentire e pensare. Il personaggio trasforma chi lo sceglie.

Mi è capitato in particolare con i bambini: davanti a un testo teatrale semplice, con ruoli molto differenti tra loro, ciascuno ha scelto il personaggio che più gli somigliava e ha esorcizzato attraverso quel ruolo le paure della vita, quelle reali. Attraverso il ruolo fittizio, hanno trovato il coraggio di affrontare le loro paure: le hanno riconosciute, normalizzate e combattute.

Ho visto accadere lo stesso anche in mediazione. Quel riconoscere le maschere, sentire sulla propria pelle la gabbia del ruolo, ascoltare la potenza dei sentimenti, e riconoscerli, dentro di sé e nell’altro.

È come se all’improvviso tutti i meccanismi, le abitudini, i non detti andassero a comporre un puzzle: riusciamo a vedere chiaramente il ruolo che stiamo interpretando e il ruolo che l’altro ci ha attribuito. Ma quei ruoli sono solo una parte di noi: quando riusciamo a vederli chiaramente, riusciamo anche a comprendere che noi siamo molto di più, e che, allo stesso modo, anche l’altro può essere molto di più.

La mia formazione alla mediazione è cominciata al Centro C.R.I.S.I. di Bari, e tra i miei formatori c’è stato anche Damiano Nirchio, che non è solo un bravissimo mediatore, ma è anche attore, drammaturgo e regista di professione.

Damiano è il “mediattore” perfetto: nessuno meglio di lui può incarnare la stretta connessione tra teatro e mediazione. I suoi lavori teatrali coi ragazzi, nelle scuole o nelle comunità, mostrano magnificamente quanto il ruolo ti possa trasformare, quanto recitando si possa diventare altro e portare dentro di sé i cambiamenti.

Il teatro ti trasforma e la mediazione fa altrettanto, d’altronde è la vita stessa che porta cambiamento: la mediazione e il teatro ti permettono di uscire fuori dagli schemi, e questo dà alla vita la possibilità di trasformarti.